Antica Città di Spina

Come la Comacchio delle origini, anche l'etrusca Spina era una città d'acqua con case in legno.

Data di pubblicazione:
03 Gennaio 2021
Antica Città di Spina

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LE CASE E LA CITTA' DI SPINA

 

Come la Comacchio delle origini, anche l'etrusca Spina era una città d'acqua con case in legno. Era anch'essa un porto commerciale adriatico, un luogo di collegamento tra l'entroterra padano e il mondo mediterraneo. Era così importante da godere, nel momento del suo massimo splendore, della considerazione dei greci come se fosse città greca essa stessa. Mentre la grande necropoli di Valle Trebba venne individuata nel 1922, il centro urbano di Spina è stato ritrovato dagli archeologi solo nel 1957, durante lo scavo del Collettore Mezzano, su di un dosso di Valle Lepri. In realtà si ritiene che questo insediamento costituisse solo una parte di una città ben più estesa ed articolata. L'impianto urbano appare con una forma vagamente triangolare. Era collocato sulla sponda destra dell'antico Po in posizione arretrata di qualche chilometro rispetto allo sbocco a mare del fiume, come per molti altri porti etruschi. Fiumi e canali la collegavano ai territori e alle città padane, tra cui Felsina, la Bologna etrusca. Dagli scavi e dalle prospezioni (della Soprintendenza e delle Università di Zurigo e Southampton) si può notare che l'impianto cittadino era rigorosamente pianificato, basato su un reticolo di isolati, canali e strade perfettamente ortogonali. Un asse principale percorreva tutto il centro urbano in direzione nord nord-est /sud sud-ovest, con la particolarità che invece di essere una strada era una sorta di "canal grande". Lo incrociavano a destra e a sinistra, a distanze regolari, altri canali perpendicolari. Gli isolati erano rinforzati da palificate di sponda, molto simili a quelle odierne ancora visibili nelle nostre Valli. Una struttura così ordinata denota la presenza di un'autorità in grado di fondare (o rifondare) e pianificare un'intera città. La stessa cosa si ritrova a Marzabotto e nelle zone "nuove" di Felsina. Si tratta di interventi urbanistici contemporanei del VI secolo a.C. Ci sono anche tracce di rituali di fondazione alla "maniera etrusca", come il ciottolo che riporta incisa la dicitura in etrusco "mi tular", che significa "io sono il confine". Le case erano interamente realizzate in legno, data l'abbondanza di questo materiale in zona e l'assenza di pietra lavorabile, ma anche per la necessità di realizzare costruzioni leggere su un terreno molto instabile. Erano costruite per lo più con una intelaiatura di travi di legno e i tamponamenti delle pareti erano realizzati con graticci di canne intonacati. Il tetto infine era composto da un fitto strato di canne palustri. Tavelle in terracotta, rinvenute in gran numero negli scavi, servivano probabilmente a rivestire lo zoccolo delle case.


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CASA MUSEO REMO BRINDISI

 

Ultimo aggiornamento

Lunedi 19 Settembre 2022