Il Trepponti o ponte Pallotta è sicuramente il più singolare e più famoso ponte della città. Si tratta di una interessante costruzione in laterizio, con una pianta impostata su un pentagono irregolare e molto schiacciato, con un lato grande circa il doppio di ogni altro. Le dimensioni dei lati del pentagono derivano dalla larghezza dei cinque canali che concorrevano a formare l'incrocio sovrastato dal ponte, per la più agevole comunicazione tra questi e il sistema dei canali complessivo. Infatti, il principale canale Pallotta portava al mare, i due canali Sant'Agostino sud e fossa di San Pietro erano corsi d'acqua perimetrali, mentre quelli di Borgo e della Pescheria o della Salara erano vie di comunicazione interna. Di qui si poteva dunque dirigersi alle varie parti della città o verso il mare.
Il Trepponti è opera dell'architetto camerale Luca Danese per la progettazione e di Giovanni Pietro da Lugano per la realizzazione, ad iniziare dalla legazione pontificia del cardinal Giovan Battista Pallotta (1631-1634).
Il manufatto è costituito da cinque arcate portanti che scaricano sulle fondazioni, mentre al centro formano un'unica volta portante. Cinque scale, opportunamente dislocate, collegano le roste dei vari canali: due rampe, verso l'esterno, sono poste ai lati del canale Pallotta, altre tre, invece, sono rivolte all'interno del centro urbano. In cima alla volta si apre una piccola piazza.
Il Trepponti è giunto fino a noi molto trasformato rispetto a quello che era originariamente. Il nucleo più antico, seicentesco, del Danese e conservatosi fino ad oggi, è sicuramente quello formato dalla zona portante della volta e dai piedritti che fino al 1693 presentava superiormente le semplici spallette di protezione caratteristiche di tutti gli altri ponti. Nel 1695, durante la legazione del cardinal Giuseppe Renato Imperiali (1690 – 1695), vengono aggiunte due piccole torri alla sommità delle due rampe di scale e rialzate a scopo difensivo le spallette del ponte. Nel 1823 la fabbrica viene integralmente manutenzionata sotto la direzione dell'ingegner Giovanni Tosi di Ferrara e, nell'occasione, sono sistemate le spallette dei lati interni ed aggiunti i pilastrini di laterizio alla sommità delle tre rampe di scale.