Inserita all'interno di un più ampio progetto di riorganizzazione territoriale operato dalla Santa Sede a Comacchio nei primi decenni del Seicento, la rinascita urbana della città viene condotta attraverso un programma articolato di provvedimenti edilizi capaci di rilanciare l'immagine di una nuova 'civitas'. Provvedimenti non disgiunti da un complessivo risanamento dell'economia valliva e dall'adeguamento di un sistema idraulico in grado di garantire collegamento al mare, salute alla città e vita alle valli.
Un disegno strategico finalizzato al potenziamento delle funzioni urbane inizia a delinearsi con la realizzazione della Loggia pubblica, un edificio 'molto nobile' che 'si rende considerabile per il lustro e gran comodo che concede alla città'. La collocazione scelta ha sia un valore simbolico che una ragione funzionale: sorge nel centro storico, all'incrocio tra le due vie, d'acqua e di terra, più importanti che attraversano la città, si collega al ponte di piazza e alla Torre dell'Orologio. Un nodo urbano che riesce a saldare una nuova centralità civile e mercantile che si affianca al fulcro della vita religiosa rappresentato dal duomo, dalla sua piazza e dal campanile.
Oltre che granaio della comunità, doveva essere un luogo ove 'per causa di negozio si potessero li negozianti adunare'.
Colonne in pietra d'Istria e pilastri in laterizio sostengono al piano superiore un'aula rettangolare, nella quale veniva immagazzinato il grano per la 'pubblica provvigione', rivestita all'esterno da un semplice paramento di laterizi a vista, alleggerito da aperture quadrate e incorniciate.
Le prime deliberazioni attestano al 1614 la partenza dei lavori di costruzione che, sospesi per non precisati motivi due anni dopo, verranno poi conclusi nel 1620.
L'edificio sorge in luogo di una precendete Loggia, abbattuta tempo prima, traccia della quale si trova in un'antica carta della città della II metà del '500.
Rovinata in parte al suolo nel 1660 verrà chiesto di farla accomodare 'col sentimento del Cav. Danese', per dare continuità all' impronta architettonica con cui l'architetto ravennate aveva ormai delineato Comacchio.
Le ultime ricerche storiografiche accreditano il progetto all'architetto G.B. Aleotti alla cui matita pare possibile ricondurre anche il disegno costruttivo della Chiesa del S.Rosario.